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Nicola Ugo Stame

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Stame1Nicola Stame nacque a Foggia nel gennaio del 1908. Compiuti gli studi all’Istituto Industriale, all’età di di 16 anni, emigrò in America del Sud presso parenti della mamma. A vent’anni, spinto dal desiderio di rientro e dalla nostalgia per la Patria, fece ritorno in Italia. Vinse un concorso nell’Arma Aeronautica che gli fece indossare la divisa azzurra. All’età di 21 anni, mentre prestava il servizio militare, consigliato da superiori, colleghi e familiari che nel frattempo avevano scoperto le sue doti, iniziò a prendere lezioni di canto e musica a Roma. I suoi maestri furono molti: l’omonima Agnesina Stame, sua lontana parente; il maestro Di Pietro, presso l’Accademia di Santa Cecilia, i maestri e direttori d’orchestra Cantarelli, Morelli, Ferraresi e Zaini. Cominciò a partecipare a spettacoli lirici a Roma e presso la sede dell’E.I.A.R. I più illustri maestri e critici dell’epoca, ascoltandolo, espressero giudizi lusinghieri sulla voce definita potente, duttile, e squillante capace di dispensare acuti di raro splendore. Ormai lo Stame si sente artista destinato ad una brillante carriera ma arriva la guerra di Etiopia: parte per la guerra con il grado di sergente e la musica gli rimane soffocata in petto. Fu in quel periodo che ebbe a conoscere colei che diventerà poi compagna della sua breve esistenza e che seppe incoraggiare sempre Nicola a seguire la sua vocazione, a non mollare anche nei brutti momenti. Altra tappa importante della sua vita è rappresentata dalla guerra in Spagna: è qui che forse si forma lo Stame politico, quell’uomo capace di appassionarsi non solo per il canto, ma anche per la condizione di vita del prossimo. In Spagna egli vede a qual punto è ridotto il mondo, a qual punto può ridursi un’umanità intera; lo colpisce soprattutto l’ingiustizia della guerra, scatenata da un despota che porta a soffocare numerose, forse troppe, vite umane, per sue mire particolari, in una bramosia violenta di potere. Ritorna in Italia congedato e si dedica totalmente alla sua passione per la lirica. Nel 1939, viene ammesso ad un concorso al Teatro Reale dell’Opera di Roma. Mentre provava, con il maestro Ricci al pianoforte, la “Turandot”, per il debutto alle Terme di Caracalla, fu arrestato dalla polizia fascista perchè ritenuto responsabile, unitamente ad altri, di un complotto di insurrezione che aveva scopo di abbattere, sin da allora, il partito fascista. Dopo cinque mesi di detenzione trascorsi nel carcere di Regina Coeli, fu rimesso in libertà ma schedato come pericoloso sovversivo e sorvegliato costantemente dalle autorità politiche. Si ripresentò al Teatro dell’Opera ma le porte del tempio canoro romano gli furono irrimediabilmente chiuse per i noti provvedimenti di Polizia adottati nei suoi confronti. Fu un periodo particolarmente duro e triste che alimentò maggiormente in lui lo spirito di libertà e di sete di giustizia e democrazia di cui il suo nobile animo di squisito artista era permeato. Non gli fu facile, a quell’epoca, riprendere gli studi, i contatti artistici e provvedere al sostentamento della sua famiglia, ed in particolare, delle sue adorate bimbe.

Il maestro Riccardo Santarelli volle aiutarlo facendolo partecipare al teatro del Circo Massimo a delle recite di “Tosca” che rimasero memorabili; la critica scrisse: “Nicola Stame si è rivelato nella Tosca pucciniana un tenore di felici attitudini. La sua voce è squillante e agile e sottolinea con soavità la mezza voce”. Successivamente  cantò a Roma, a Bergamo, ad Arezzo, a Parma, in Umbria e in Lombardia.

Fu richiamato alle armi nel 1940 ma anche come sottufficiale pilota riuscì a dedicarsi alla sua principale vocazione partecipando ed organizzando spettacoli per i feriti di guerra nelle caserme, negli aereoporti e negli ospedali; subito dopo un concerto dedicato agli orfani dei caduti dell’Aereonautica tenutosi a Foligno, la stampa dell’epoca ebbe a commentare: “Appena si presenta il tenore Nicola Stame, la sala erompe in un uragano di applausi con ovazioni… La voce squillante, potente e duttile del tenore Stame dà luogo ai più favorevoli commenti che si manifestano nello speciale sussurio solito degli entusiasmi”.

Ma venne il 1943 e Stame capì che bisognava agire: era un artista lirico che doveva disertare il teatro per scendere in strada e combattere perchè non riusciva a dimenticare i volti dei feriti che egli aveva confortato con la soavità del suo canto. Quando scendeva per le strade, quando dava la sua adesione per la formazione delle Bande Partigiane, quando fu capo organizzatore delle squadre d’azione del Movimento Comunista d’Italia, gli sembrò sempre di cantare a perdifiato le più alte note del suo spirito rivoluzionario e ribelle. Non era tornato in Italia da giovinetto per nulla. Non per nulla aveva sofferto a pieni polmoni dinanzi ai feriti e agli ammalati; non per nulla  aveva fatto la guerra di Spagna; non per nulla aveva trovato la compagna della vita che tanto lo aveva compreso. Cominciò anche a studiare nei minimi particolari un autentico piano militare per un’eventuale liberazione di Roma, piano che fu accettato e sarebbe stato attuato al momento giusto.

Il 24 gennaio del 1944 fu arrestato dai tedeschi in piazza Mignanelli e condotto al carcere di via Tasso dove fu sottoposto ad atroci torture che non riuscirono però a strappargli i nomi dei suoi compagni di lotta. Processato e condannato dal tribunale di guerra tedesco, venne trasferito al carcere di Regina Coeli; anche qui seppe allietare i compagni di lotta e prigionia: all’imbrunire, una voce calda ed armoniosa si udiva nel teatro carcere di Roma e le più belle romanze di Verdi, Puccini, Giordano e Mascagni aiutavano a superare i momenti di immensa tristezza di quegli uomini che per la giustizia e la libertà avrebbero dato tutto, fino all’olocausto della vita.

Il 24 marzo del 1944, a soli 36 anni, il tenore Nicola Stame venne prelevato dal carcere e condotto alle Fosse Ardeatine dove fu ucciso barbaramente insieme ad alcuni patrioti.

Dopo inaudite sofferenze e innumerevoli rinuncie, la sua breve esistenza, pregnata d’amore per l’arte, la generosità e l’umanità, cessava di essere per gli alti ideali di giustizia e libertà.

Inaugurazione del monumento a Stame 


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“Il Trovatore” cantato da Stame


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Parte del film “Rappresaglia” in cui viene fatto il nome di Stame