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Personaggi caratteristici di Foggia

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In questa pagina si vogliono ricordare personaggi che in un modo o nell’altro hanno fatto la storia di Foggia. A quasi tutti loro non è dedicata una via, non vi è una targa che ricorda le loro gesta anche perchè spesso si tratta di povera gente, di gente comune che però ha lasciato qualcosa almeno nei ricordi delle persone anziane o in quelle dei loro avi. Questa pagina vuole pertanto rappresentare un omaggio a tutte queste figure per lasciare in tutti voi foggiani, residenti e non, un imperituro ed affettuoso ricordo. Se siete a conoscenza di altri personaggi che potrebbero arricchire questa “collezione”, non esitate ad inviarne un ricordo, una foto, due parole per render loro il giusto tributo.

I ciuchi di Ariola chi erano? Erano due animali vecchi, denutriti e bastonati continuamente dal loro padrone (Ariola era un vecchio calzolaio che ebbe l’idea di comprare un carretto e due asini). Il carretto era noleggiato dai foggiani nei giorni di festa per recarsi fuori città. La lentezza di questo mezzo di comunicazione diventò famoso in città. Infatti spesso si diceva: “Sò musc’ cume i ciucce d’Ariola”

Francesco Manolla era un bravissimo medico specializzato in ginecologia che curava la povera gente con umanità e gratuitamente. Da Ufficiale sanitario ed Assessore, fece emanare un ordine per proibire alle lavandaie di lavare e scirinare i panni stesi in città. Personalmente controllava e spesso tagliava la corda dei panni stesi in città. Nel 1884, durante l’epidemia di colera si prodigò molto a favore dei malati anche nei paesi della provincia. Dopo tale calamità il Prefetto di Foggia gli voleva consegnare la Croce di Cavaliere della corona d’Italia. La rifiutò dicendo: “Sono medico e ritengo di aver fatto soltanto il mio dovere”

Gaetano Amatruda fu un ottimo musicista e un competente direttore d’orchestra. Aveva la musica nel sangue ed era un insegnante ed un organizzatore illustre. Seppe per oltre cinquant’anni meritare elogi, premi, segnalazioni e scritture in molte città italiane. il re Vittorio Emanuele III si congratulò personalmente con lui dopo un concerto tenutosi a Roma (esiste una via a lui dedicata).

Rodolfo Asdrubali era un impiegato ferroviario, convinto socialista. Partecipò a tutte le lotte sociali, difendendo sempre i lavoratori. Era amato e stimato da tutti coloro che lo chiamavano “don Adolfo”. Era un simpatico ed erudito oratore. Fu il primo a fari monologhi in dialetto foggiano nel Circolo Filodrammatico Ferrari.

Un personaggio piuttosto stravagante era Francesco Ferrari, ottimo professore di latino e greco presso il liceo “lanza” di Foggia. Era un repubblicano convinto, amico di ferrovieri e bidelli tra cui il suo caro amico Pasquale Cantarale. Quando Francesco Ferrari andava a caccia, si tratteneva sino al tramonto ed era solito spogliarsi completamente anche nella stagione fredda. Quando prendeva poi la strada del ritorno, si rivestiva un po’ alla volta. Nei mesi di luglio e di agosto per ore passeggiava sotto il sole da piazza Teatro sino al Pozzo del Re (dove oggi c’è l’Istituto delle Marcelline). Alle ore 16 rientrava e beveva un boccale di vino caldo, perchè stava sul davanzale della finestra del suo piccolo appartamento.

Don Salvatore Valentino detto “Fra Fernacchio” era stato professore nel 1862 presso gli Scolopi nel palazzo di San Gaetano. Trasferiti gli Scolopi, rientrò nel clero con padre Gabriele Cicella e padre Grilli. Per merito fu nominato direttore didattico delle scuole elementari del Comune di Foggia. Don Salvatore con don Ciccio e don Pasquale Fuiani, con Alfonso Varracchio e Nicola Capozzi apparteneva all’eletta schiera di dotti docenti.

Don Alfonso, amico del marchese Cappelli, conosceva molto bene il latino. Spesso in casa sua c’erano gli studenti del liceo di Foggia per prendere lezione. Per la sua bruttezza era insultato da un cocchiere e dalla moglie di un medico. Una volta disse: “Sono certo che i miei nemici moriranno presto, perchè ho cantato per loro il Salmo 108 della Bibbia”. Strano, ma vero, dopo pochi mesi morì il cocchiere e subito dopo la moglie del medico. Molto vecchio fu sorpreso in un intimo colloquio con una donna; agli studenti meravigliati così rispose: “Homo sum”.

Ciro Noia, un assessore alla Sanità, era severo e giusto e la sua onestà era riconosciuta da tutti; Con i vigili entrava nei negozi e, se non rispettate le norme, non esitava a far multare i venditori. Era molto ignorante e quando entrava nella macellerie per controllare la carne, spesso notavache i polmoni non erano freschi e gridava: “Sequestrate questi pelemoni”. Rimase famoso per questo detto.

Pesanticchio era il re dei crocesi e aveva un’osteria in via delle Croci. Era piccolo e grasso ma si faceva rispettare da tutti per il suo carattere autoritario. Nel quartiere non si muoveva foglia se prima non si chiedeva il parere a Re Pesanticchio. Nella sua osteria, durante le feste tradizionali, si beveva ottimo vino e si mangiavano frittelle imbottite di ricotta e piatti di lumache lessate con olio e pomodoro.

Donna Rosa era famosa a Foggia perchè prestava i soldi prendendo come pegno oggetti preziosi. Chi ritornava a ritirare i pegni, doveva ridare il prestito con gli interessi maturati. La casa di Donna Rosa era in una traversa di via Manzoni.

Zia Rosa era una venditrice ambulante di taralli, caramelle, liquirizia, carrube e fichi secchi. In inverno, con un tornese, dava un piattino di grano cotto condito con vincotto, cioccolata, noci e confettini. Di nascosto vendeva anche le “botticelle” ai giovani che nei giorni di festa le facevano scoppiare in mezzo alla strada.

Michele “pizza dolce” era un venditore ambulante di bacchette di liquirizia, caramelle fatte con lo zucchero e fettine di pizza dolce. Stava con il chiosco all’angolo di via Le Maestre con via Duomo. I clienti erano quasi tutti alunni sia delle elementari che delle superiori.

Giuseppe ” ‘a caramelle” era un altro personaggio famoso per i piccoli foggiani. Preparava le caramelle in presenza della gente, sopra un tavolo che veniva sistemato nei pressi della chiesa dove si festeggiava il santo. Aveva un grande recipiente e alcune bottiglie con acqua colorata; ricavava, facendo bollire molto zucchero, un impasto e poi formava con le mani un lungo serpente dello spessore di un dito che tagliava a pezzettini da lui chiamati “mamberlicchi”: con un tornese se ne poteva acquistare uno.

Marianna, una venditrice ambulante che preparava alla fine dell’800 la granita di limone grattugiando il ghiaccio. Per invogliare i clienti gridava: “Gratta gratta Marianna, chiù gratte e chiù guadagne”. Nei mesi estivi si fermava in piazza Duomo e aveva molti clienti: con qualche spicciolo si poteva avere un bel bicchiere di granita di limone.

Cursine  amava il canto e andava in giro dalla mattina alla sera con tanti coperchi di stagno di lucidi per le scarpe attaccati al vestito e con una chitarra con poche corde, cantava sempre la stessa canzone.

Scimme Sciamme era un terrazzano che girava con un vecchio vestito da soldato, con un cappello da alpino e con un sacco sulle spalle vendendo i cardi: famoso il suo grido: “i cardune attannute”.

Tatonne ‘u cecate era un uomo basso di statura e bravo suonatore di mandolino. Cieco dalla nascita si univa con i cantanti e si tratteneva nei locali per ottenere qualche soldo dal proprietario e dagli avventori. Era un allegro personaggio della nostra Foggia che si sposò, in tarda età, con una donna che si chiamava Santippe.

Saverio Capezzuto, il poeta della fame, nacque a Foggia nel 1894 e morì di tisi nel 1917 ad appena 23 anni. Ciononostante riuscì a raggiungere una certa notorietà come poeta al punto che i suoi scritti furono giudicati positivamente dal poeta Giovanni Pascoli che gli disse: “Bravo, tu farai carriera” (esiste una via a lui dedicata).

Gaetano Consagro era chiamato da tutti il professore casto e puro; era uno stimato docente presso l’Istituto Industriale “Saverio Altamura” di Foggia. Per il suo interessamento nacque in città l’Istituto Commerciale “Francesco Crispi”.

Raffaele Rio nato a Foggia il 31/10/1810 e morto il giorno 1/09/1834 a soli 24 anni. Scrisse un interessante poemetto intitolato: “Il primo giorno della Fiera di Foggia”. L’opera risultava divisa in tre parti: mattina con 41 strofe, il vespro con 28 strofe e la sera con 35 strofe.

Ferdinando Rosati abitava in piazza Cattedrale. Odiava i borboni e fu arrestato a seguito di una spiata del brigadiere Fuiano. Il 17 gennaio 1851 lasciò il carcere di Foggia e fu trasferito a quello di Lucera per motivi di sicurezza. Erano con lui i seguenti concittadini: Agnello Iacuzio, Francesco Paolo Vitale, Carmine Durante, Orazio Sorge, Saverio Tarantino, Luigi De Noia, Paolo Annecchino, Raffaele Perugini, Carlo Lagonigro, Nicola Capozzi. Il Rosati fu liberato appena proclamata l’Unità d’Italia e fu nominato direttore didattico della scuola elementare di Foggia.

Luigi Fusario fu un bravissimo cantante con una meravigliosa voce da basso. Ebbe come insegnante il rag.Comm. Roberto Consagro fondatore del Conservatorio Musicale “U.Giordano” di Foggia. Cantò nei migliori teatri italiani e anche all’estero avendo avuto scritture anche in America. Purtroppo un male alla gola gli rovinò la voce e fu costretto a cantare operette con il nome d’arte “Consalvo”. Non ebbe successo e morì povero in una camera d’albergo.

(fonte: Villani – de Leo – A.Lepore – G.Spirito “Nuje de Fogge” – Editrice L’Ulivo”)

Il “Turco” davanti l’attuale Banca d’Italia vendeva la caramella “HAMELUKA”, che sembrava un confettino bianco simile alle attuali Tic-Tac; il gelataio col triciclo-frigorifero, vendeva “Gelatti, crema e cioccolatti” (ricordo di Gianni Salvato)

Laverinze: questi era un venditore di frutta secca, nocelline americane, fave, ceci arrostiti, ecc….che emanavano un profumo cosi intenso, particolare, al punto che se ne avvertiva tutta l’essenza fino al bar Cavour, per il corso. La bancarella del nostro Laverinze si trovava nei pressi della farmacia S. Ciro, in via Matteotti ( un tempo denominata via le ville ). Altro interessante particolare era il fischietto che usava trillare molto spesso, per richiamare l’attenzione dei passanti ad acquistare la sua merce fresca e profumata. Acquistare la frutta fresca da Laverinze, la domenica, era quasi un rito. (contributo di Salvatore il Grande)

Maurizie era noto per la vendita dei famosi calendari di Barbanera e di piccoli specchietti. Si dice che durante il fascismo era stato persino console della milizia. Dopo la guerra, raccontava di aver fatto una vita da poveraccio. (contributo di Salvatore il Grande)