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Probabile causa dell’indolenza foggiana

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In linea di massima il foggiano è indolente, non sa fare, non vuole fare e non vuole che gli altri facciano. Parlando sempre di grandi numeri, non sono mai emersi grandi imprenditori locali e quei pochi locali che si sono alle volte impegnati per investire nel proprio territorio son talmenti pochi da poter essere contati facilmente. Le fortune, di solito, le hanno fatte imprenditori che sono arrivati da lontano, nel rispetto di quel detto che recita che Foggia è amante dei forestieri, fatto certificato anche dalla venerazione per i suoi Santi protettori, SS. Guglielmo e Pellegrino che venivano da lontano.
Foggia quindi avrebbe anche le potenzialità per avviare un processo economico importante e redditizio ma alla fine presumibilmente bisogna anche dar ragione a quel detto che dice “Fuggi da Foggia, non per Foggia ma per i foggiani”.
Ma perchè tutto ciò? Cosa ha influenzato questo modo di essere dei foggiani? Perchè province limitrofe, laboriose e intraprendenti, non sono riuscite ad influenzare il nostro territorio? Il volersi adagiare sul “poco e subito” e non intravedere la possibilità di un successo a lungo termine da chi è stato influenzato?
Foggia è stata abitata da diverse popolazioni ed è stata influenzata da tante culture. Andando a ritroso e cercando di attribuire un certo modo di essere ad una particolare influenza dall’esterno, qualcosa incuriosisce quando analizziamo il periodo dominato dagli Aragonesi.
Alfonso di Aragona entrò a Napoli a metà del quindicesimo secolo e pertanto anche Foggia risentirà del suo dominio. La natura pianeggiante del territorio dauno, la presenza di colline con climi miti e piacevoli, avrebbe potuto spingere i foggiani a coltivazioni di ogni genere, potendo importare colture da altri territori e potendo sviluppare un processo di commercializzazione ed esportazione vincenti sfruttando anche la possibilità di utilizzare la via del mare. Invece, proprio nel periodo Aragonese, qualcuno decise per i foggiani quale dovesse essere il futuro di queste terre. Proprio in questo periodo si crearono le condizioni per riorganizzare le vasti estensioni di terre, circondate da colline e montagne. Ecco istituita la “Regia Dogana della mena delle pecore”. L’apertura e la chiusura del periodo della transumanza, come veniva chiamato l’esodo delle greggi attraverso le terri di Capitanata, coincidevano con due importanti pellegrinaggi alla grotta di S.Michele Arcangelo a Montesantangelo (29 settembre e 8 maggio); i pastori facevano volentieri questi due pellegrinaggi in quanto S.Michele, definito dai pastori protettore degli animali, avrebbe vegliato sui loro pascoli. La migrazione ed il conseguente passaggio obbligatorio dalla Dogana certamente servì per arricchire il Regno. Il Doganiere, appena investito del prestigioso incarico,obbligò i pastori che scendevano in Puglia al pagamento di 8 ducati per ogni 100 pecore in cambio della assegnazione di un pascolo sufficiente, dove rimanevano fino a primavera inoltrata, quando, subito dopo la tosatura, ritornavano nelle località di provenienza. Erano inoltre tenuti a vendere a Foggia, sede della Dogana, i loro prodotti e cioè lana, agnelli, capretti, formaggi. Il doganiere e quindi il Regno stipulò con baroni, università e privati un vero e proprio contratto per acquisire in perpetuum il pascolo invernale, cosiddetto vernotico, dei loro erbaggi. Dal 9 maggio al 29 settembre, invece, la proprietà tornava in possesso dei legittimi proprietari che potevano esercitare la statonica, cioè il pascolo estivo.
Si creò un movimento economico ma la ricchezza andò al Regno e in parte a quei latifondisti che, senza sforzarsi per investire nelle proprie terre, vedevano arrivare un buon gruzzoletto che soffocava la loro eventuale volontà imprenditoriale.
Che fosse questo il motivo per cui, grazie ai soldi facili, i foggiani cominciarono ad essere indolenti? Non è facile stabilirlo ma di certo, ancora una volta, le idee erano venute dai forestieri, ancora una volta questa idea non era stata realizzata in loco ma sfruttava una eccellenza foggiana. Già da allora i foggiani non erano stati capaci di sfruttare una loro risorsa. Erano quindi già indolenti?