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Silvestro Fiore

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Silvestro Fiore è un altro artefice della nostra storia cittadina, l’uno e l’altra troppo presto dimenticati. E’ storia che per il suo portato sociale, per le origini, per il suo modo di evolversi e la sua tragica conclusione, travalica i confini della città, è  storia della Capitanata e dell’intera Puglia.
Della vicenda di Silvestro Fiore non si conserva niente e poco si sa, se non dalle cronache giornalistiche dell’epoca, locali (il Foglietto di Lucera) e nazionali (l’Avanti!) per lo scalpore che il suo assassinio suscitò ed il conseguente processo.
Foggia gli ha dedicato una strada , e Nando Romano nel suo “Foggia – I segreti delle vie – stradario e toponomastica” scrive:“Sindacalista socialista fu accoltellato a morte in piazza C.B. di Cavour da Antonio Carretta, anarchico foggiano, nel 1909”. Il suo nome è stato appena sfiorato in tempi più recenti a proposito della vendita di un terreno della Cooperativa agricola locale “La Terra” a lui intitolata. Pertanto, il suo ricordo resta esclusivamente nell’anonima toponomastica cittadina, come il resto delle altre intestazioni e dedicazioni stradali perchè prive di ogni riferimento.
     Chi più, e forse solo, ci racconta di lui è il Senatore Michele Pistillo nell’articolo “Il terrazzano Silvestro Fiore”, il resto, come già detto, è da rintracciarsi nelle cronache giornalistiche dell’epoca.

Silvestro Fiore nasce a Foggia il 7 settembre 1864 da una famiglia molto povera, il padre è un terrazzano ed è anch’egli un terrazzano. Per meglio comprendere le sue origini, il contesto in cui vive e dal quale cerca di riscattare la sua condizione e quella degli altri sarebbe opportuno leggere cosa raccontano della vita del terrazzano gli scritti di Geramo Sanchelli (1861) e Antonio Lo Re (“Capitanata triste” – 1902) riportati anche su questo sito (Tradizioni e curiosità – Il terrazzano). Fra l’altro, questi scritti aprono e chiudono, quasi completamente,  il periodo vissuto dallo stesso Fiore, e rispolverano “…. la memoria della condizione sub-umana di tanti uomini e di tante donne con la schiera numerosa dei loro figli. Qui è da ricercare – scrive il Sen. Michele Pistillo – l’asprezza delle lotte dei lavoratori per migliorare le loro condizioni di vita e di lavoro. Di qui nasce lo scontro di classe, che in varie forme e a vario grado si sviluppa ai primi del secolo da poco trascorso e che farà della nostra la regione degli eccidi proletari”

E’ ancora da “Silvestro Fiore da terrazzano a capolega dei contadini di Foggia” del Sen. Pistillo, che riprendo alcuni elementi per delineare la cornice in cui si incastona l’evento tragico del delitto.

“Al censimento del 1901 la popolazione di Foggia è di 53.134 unità, con una popolazione sparsa di appena lo 0,25%. E’ in senso assoluto la più bassa dell’intiera provincia. La popolazione è concentrata nel centro abitato, assediata da una superficie agraria immensa, di oltre 40 mila ettari. Il 69% di questa superficie è coltivata a cereali, il 2% da vigneti, l’1% da oliveti, il 28% a pascolo. Il 60% del territorio è costituito dalle grandi proprietà con una media di 1200 ettari. Il 5% da proprietà con una media di circa 120 ettari; il 25% con proprietà di circa 50 ettari. E’ da questa struttura proprietaria, nella quale domina la grande proprietà terriera, con una rendita che viene utilizzata spesso lontano da Foggia (a Napoli, a Roma), che nasce la figura del terrazzano, nè bracciante, nè contadino, ma legato, con lunghi periodi di disoccupazione, alla terra, seguendo i cicli e i ritmi delle stagioni, giorno per giorno, senza alcuna certezza per il domani”.

“Sotto l’influenza delle idealità socialiste, mentre in provincia di Foggia e in tutta la Puglia sono già attivi e presenti con la loro propaganda e l’organizzazione di leghe, Camere del lavoro, cooperative, Domenico Fioritto, Leone Mucci, Canio Musacchio, Giuseppe De Falco, Raffaele Pastore, Euclide Trematore, Matteo Ferrara, Antonio Misceo e numerosi altri, Silvestro Fiore tra la fine dell’800 (che si era chiuso con le cannonate contro i lavoratori di Milano di Bava Beccaris) e gli inizi del ‘900 avvia la sua opera di organizzazione sindacale e di dirigente socialista”.

“Nell’agosto del 1901 egli organizza uno “sciopero di campagnuoli”, che dura due settimane, durante il quale Silvestro Fiore viene arrestato assieme ad altri dirigenti della lega. A lui si deve, in primo luogo, l’organizzazione del primo congresso dei contadini pugliesi, che si svolse a Foggia nell’aprile del 1902. Da questo congresso nasce la Camera del Lavoro di Foggia che ha in Silvestro Fiore uno dei maggiori e più combattivi rappresentanti. Nel volgere di poco tempo l’organizzazione contadina di Foggia diventa una delle più numerose e combattive. Nel 1902 la Camera del Lavoro di Foggia è costituita da diverse leghe ben organizzate e dirette: contadini, muratori, mugnai e panettieri, calzolai, metallurgici, falegnami. La più forte è quella dei contadini con 2.400 aderenti. Quella delle contadine ha 1.500 socie. I contadini hanno il forno cooperativo ove si lavorano da 8 a 10 quintali di pane al giorno. Tutto il movimento è diretto da socialisti”.

Nella terra degli “eccidi cronici” il nuovo secolo si apre con una sequela spaventosa:

– Candela, 8 settembre 1902, otto morti, numerosi feriti, più di cento arresti. Il brigadiere dei carabinieri Centami, che diresse la carneficina, o che comunque non seppe evitarla, sarà premiato dal Governo Giolitti con una medaglia d’onore e trasferito ad Ancona:

– Cerignola 16 maggio 1904, tre morti;

– San Marco in Lamis, 8 marzo 1905, quattro morti.

Anche a Foggia il 18 aprile 1905 avverrà un eccidio durante uno sciopero dei ferrovieri: cinque morti, decine di feriti ed arresti. Silvestro Fiore è fra gli arrestati e viene perseguitato fin quando non si decide di eliminarlo dalla scena

L’ASSASSINIO       

Vi erano dissapori fra Silvestro Fiore e un gruppo di cosidddetti anarchici, fra cui alcuni fuorusciti dalla Lega dei contadini capeggiati da tale Carretta, peraltro non più rieletto negli ultimi organismi della Lega. L’ultimo attacco il Fiore lo aveva ricevuto su il “Libertario”, organo del partito anarchico, domenica 20 settembre 1909, e appena ne ebbe notizia, la sera del successivo sabato, andò a trovare il Carretta, a casa sua, per dare e avere spiegazioni circa le accuse fattegli. L’incontro, senza esito, fu rinviato al giorno successivo.

Il Carretta, che sembra aver detto alla famiglia uscendo di casa “Pranzate pure, non mi aspettate”, unitamente ad alcuni compagni, e il Fiore con due aderenti alla Lega contadini si incontrarono lungo il corso principale e si appartarono per ragionare. All’improvviso il Carretta, che risultò essere prevenuto, estrasse un coltello, la cui lama era lunga ben 22 centimetri, e vibrò un terribile colpo al petto del Fiore. Il Fiore ricevuto il forte impatto del colpo, pur difendendosi con il bastone, perse l’equilibrio e cadde, al che il Carretta gli fu addosso e lo crivellò di pugnalate.

Anche il Carretta risultò ferito di coltello, ma non si sa da chi, perchè intorno ai due si era accesa una zuffa. Addosso al Fiore fu trovato un piccolo coltello chiuso e senza punta. In seguito alle ferite il Fiore morì nella serata di domenica 26 settembre 1909.

I FUNERALI

I funerali ebbero luogo il giorno successivo, straordinariamente imponenti, con la partecipazione di oltre 10.000 persone. Il corteo attraversò Piazza Addolorata, Via Manzoni, Via San Tommaso, Via Arpi, Piazza Duomo, Via XX Settembre, Via Cairoli e Corso Vittorio Emanuele fra due ali di popolo commosso. Il feretro fu portato a braccia dai compagni del Fiore, coperto dal drappo rosso e nero della Sezione socialista, circondato da un fascio di bandiere, preceduto da tante corone.

A Piazza Municipio parlarono l’avvocato Damiani per la Camera del Lavoro di Foggia, l’avvocato Ernesto Cufino per i socialisti di Foggia, il macchinista delle ferrovia Raffaele Faliero e il contadino Misceo. Oltre alle bandiere della Camera del Lavoro e della Sezione socialista erano presenti quelle di:

– Foggia (Sez. giovanile socialista, Lega contadini, Lega spazzini, Lega falegnami, Lega calzolai, Lega cavamonti, Sindacato ferrovieri, Lega muratori, Lega contadine, Sez. repubblicana);

– San Severo (Sez. socialista, Sez. giovanile socialista, Lega contadini, Lega contadine, Lega calzolai, Lega acquaioli, Lega spazzini, Lega carrettieri);

– Lucera (Sez. socialista, Lega contadini)

– Cerignola (Lega contadini, Sez. giovanile socialista);

e ancora qulle delle Leghe contadini di Canosa, Spinazzola, Barletta, Andria, San Michele di Bari e S. Nicando Garganico.

LA FIGURA DI SILVESTRO FIORE DALLE CRONACHE D’EPOCA

Silvestro Fiore era il comandante supremo dei contadini delle Puglie e formava – insieme ai nostri cari compagni Leone Mucci, Canio Musacchio, Domenico Fioritto, Giuseppe Zagariello – il baluardo terribile del socialismo pugliese.     Non vi è angolo o cantuccio della nostra regione che non sia stato visitato dal Fiore che portava seco la parola rude ma affascinante di propagandista instancabile e pieno di amore. Città e borgate, masserie e capanne furon tutte passate in rassegna: sventolò in ogni pur piccola riunione di case la bandiera dell’umana fratellanza, dappertutto il nostro buon morto era salutato comeil novello Messia flagellator di camorristi e di prepotenti. Noi venimmo dopo: ce lo additarono come nostro maestro e, guardando l’umile contadino prodigioso, ci sentivamo nel core un desio di eguagliarlo e l’ammirammo e gli volemmo bene.     Dove la posizione era difficile lì accorreva Silvestro: agli sconfortati infondeva nuova lena e coraggio; ai coraggiosi il nuovo incentivo per l’assalto finale.

(da “Il Fuoco” – ottobre 1909 – Commemorazione fatta dall’avv.  socialista di San Severo Enrico Mendes)

Sorge a volte in una landa arida un virgulto meraviglioso di profumi e vigore a dare un po’ di sollievo agli occhi del viandante; non dissimilmente nella Puglia sitibonda si è espressa dal suolo plebeo una figura forte e semplice di lavoratore della terra a spargere con lena inesausta il buon seme dell’ideale socialista. Questo lavoratore si chiama Silvestro Fiore: buono, schietto, infaticabile; si deve alla sua intelligenza ed alla sua energia se un’organizzazione è sorta laggiù a dare più umane condizioni di vita a quel popolo misero ma generoso.

(Enrico Ferri – In una conferenza tenuta a Napoli – ottobre 1909)

Amatissimo professore,

lacrime, fiori, atti di fede sulla tomba insanguinata di Silvestro Fiore ma per la vedova e le tenere figlioline del povero compagno come provvedere? Io dico subito la mia idea:

tutti i contadini delle tre Puglie dovrebbero tassarsi nell’annata per cinquanta centesimi ognuno, e per una lira tutti i socialisti della regione. Un apposito comitato, accertati i fondi, penserebbe al loro migliore impiego per assicurare l’assistenza alla vedova e agli orfani miserissimi.

 Si attuerà l’idea mia? Lo spero, a meno non sia uno sterile piagnisteo il dolore umano e un titolo senza oneri quello di “persone di cuore”.

Affettuosamente –  Vostro Giovanni Raho                                                                                         

(Lettera inviata e pubblicata da “il Foglietto” di Lucera)

 Della risposta del direttore de “il Foglietto” di Lucera, Gaetano Pitta, si riporta solo la parte iniziale:

“Benissimo detto: ed io mi associo con tutta l’anima alla proposta pratica e generosa del nostro Giovanni Raho….

“Molta impressione ha destata in città la notizia dell’assassinio del compianto Silvestro Fiore, presidente della Lega contadini di Foggia, nel campo socialista l’infausta nuova ha profondamente commosso tutti.

“Qui da più d’uno si ritiene che la mano omicida sia stata armata dai proprietari. Vogliamo augurarci che la giustizia saprà andare fino in fondo e far luce piena su cotale orrendo misfatto.

(Da “il Foglietto” di Lucera – Cronache da San Severo 1° ottobre 1909)

L’auspicato Comitato proposto dal sig. Giovanni Raho, appoggiato dal direttore del “il Foglietto” di Lucera, sarà in seguito costituito e avrà la seguente composizione:

Euclide Trematore e  Antonio Misceo in rappresentanza della Federazione regionale dei contadini, Angelo Maniera per la Lega contadini di Foggia, Antonio Pontone per la Camera del Lavoro e Oreste Bucci per la Sezione socialista di Foggia

IL PROCESSO

Il processo ebbe inizio il 5 luglio 1911 presso la Corte di Assise di Lucera, in tutto 11 udienze, l’ultima con la sentenza il 19 dello stesso mese, poco più di 50 testi escussi. Pubblico Ministero il Procuratore del Re avv. Caruso che nelle sue conclusioni parlò per oltre tre ore, il collegio di difesa del Carretta era composto dagli avvocati Francesco e Libero Merlino, e dall’avv. E. Valentini; per l’imputato Pompilio, che era intervenuto nei fatti del 1909 in difesa del Fiore, ferendo il Carretta, e per la parte civile il prof. Labriola che concluse con un’arringa di circa cinque ore, gli avvocati Maitilasso e Lufino, e l’on. Cotugno.

Alle varie udienze presenziò sempre molto pubblico, e in rappresentanza della stampa, nei diversi giorni furono presenti: La Tribuna, Il Giornale d’Italia, Il Mattino, Il Corriere della Sera, La Vita, Il Secolo, il Foglietto, l’Avanti!, il Corriere delle Puglie, Propaganda di Napoli, Il Corriere di Capitanata, Azione liberale, La Ragione,  L’Evoluzione e La Libertà.

Il processo rivelò alcune circostanze in base alle quali emerse che Silvestro Fiore era stato ucciso su decisione degli agrari, i quali avevano raccolto una forte somma per eliminarlo. L’episodio venne chiaramente alla luce dalla risposta di Trematore, Segretario della Camera del Lavoro di Foggia, sollecitato da una precisa domanda dell’avv. Maitilasso:

 

“Al primo annuncio dell’assassinio di Silvestro Fiore ebbi subito il dubbio che fosse stato vittima di un attentato agrario. Ero per ricredermi quando appresi al caffè Strasburgo di Foggia che l’ingegnere Petruccelli, ex presidente dell’Agraria, aveva rivelato in treno, presente l’avv. Majolo, il tipografo Petruzzi ed altri, ch’era in giro tra gli agrari locali una sottoscrizione per raggiungere una forte somma come taglia per colui che si apprestava ad uccidere Silvestro Fiore”.

 

Verso la fine del processo, quando i fatti si erano iniziati ben a delineare, le domande che la stampa, in prima pagina, poneva e si poneva erano: “Quale anarchico?”, “Anarchico o socialista?”, perchè alla conversione del Carretta, prima socialista e poi anarchico, neanche lui, durante il dibattimento, aveva saputo dare una risposta plausibile.

Invece, da una corrispondenza de l’Avanti! – organo del Partito socialista – datata 19 luglio 1911 si legge come delinea le figure del Fiore e del Carretta il P.M., procuratore del Re, prima della sentenza finale:

“Quando il 26 settembre 1909 corse la triste notizia che Silvestro Fiore era stato ucciso, un grido di dolore proruppe dal popolo di lavoratori che volle tributare all’estinto solenni e commoventi funerali.

Per rendersi conto di tanto dolore dovete entrare nel movimento dei contadini, per vedere chi era, cosa rappresentava in questo movimento Silvestro Fiore. E voi vedrete ch’egli, Silvestro Fiore, n’era l’anima.

Voi non dovete credere che questa sia causa politica; poichè voi non troverete le due figure che rappresentano correnti diverse. Voi troverete, sì, la figura politica di Silvestro Fiore, dell’umile contadino ch’è assunto a questo grado, ma non troverete quella di Antonio Carretta. Carretta è un microscopico, che nella intemperanza si permette di parlare e combattere  la figura gigantesca di Silvestro Fiore.

Di fronte al forte è istintiva l’unione dei deboli, che serve a rimettere l’equilibrio, integrando le forze collettive dei deboli contro i forti. Questo è il portato storico della lega. Silvestro Fiore fu in quel periodo la figura significativa del suo tempo, dei bisogni della sua classe, ed assurge perciò a uomo politico. Poichè non è politico solo quell’uomo che a forza di voti si fa mandare al Parlamento, ma tutti coloro che con la loro attività rappresentano le aspirazioni di un popolo, di una classe. Tale fu Silvestro Fiore. Egli ha un colore, una dignità, egli rappresenta un’idea. Carretta non ha colore, non ha niente, all’infuori di meschini fini.

Voi avete inteso in questo dibattimento che Fiore non solo andava organizzando i suoi compagni di lavoro, ma girava per le campagne, sempre, continuamente, instancabilmente, per ispezionare come erano trattati i lavoratori, se si somministrava lor vitto sano e si osservavano le buone regole igieniche nei dormitori ed in altri trattamenti. Ebbene, oggi, questa opera di sorveglianza viene raccomandata dal Ministro dell’Interno ai suoi funzionari, ai delegati di pubblica sicurezza: ho qui una circolare in proposito. Cosa ci ha dato Antonio Carretta? Niente! Antonio Carretta vuole nient’altro che sopprimere Silvestro Fiore”.

La sentenza condannò Carretta Antonio ad anni 9 e giorni 10 di detenzione,

“Silvestro Fiore – riprendo ancora dall’articolo del Sen. Michele Pistillo – a pieno titolo, fa parte di quell’umile e gloriosa schiera di braccianti, manovali, contadini che diventano essi stessi organizzatori e dirigenti di masse di lavoratori. Grazie al loro contributo ed ai loro sacrifici, fino a quello della propria vita, come nel caso di Silvestro Fiore, sorgono, in collegamento con il Partito Socialista, le prime leghe di lavoratori della terra, di manovali; le prime organizzazioni di mutuo soccorso, le prime cooperative. Essi emergono, lavorando e studiando, dalla massa indistinta dei lavoratori, spesso abbruttiti da estenuanti giornate di lavoro, da lunghi periodi di disoccupazione, da salari di fame, da malattie che decimavano intere famiglie, dall’analfabetismo. Silvestro Fiore è uno di questi dirigenti, tra i primi in provincia di Foggia, già tra la fine dell’800 e i primi del ‘900”.

Intervista di Raffaele De Seneen al nipote di Silvestro Fiore (SABATO 23 GENNAIO 2010)

In tarda mattinata mi sono recato a casa del sig. Giona Prencipe, ultimo piano in zona centrale. Chi mi ha fatto da “gancio” è un nipote, Daniele Prencipe, tipo poliedrico ed estroverso, che già mi ha fatto dono di un cimelio storico prezioso: una foro in bianco e nero di Silvestro Fiore. 

E’ il sig. Giona ad aprire, ci riceve nella “stanza buona” di un comodo e ben tenuto appartamento. E’ in giacca da camera, sotto camicia, cravatta e maglioncino. Di costituzione minuta e aspetto giovanile, con i capelli sale e pepe, gentile anfitrione che dopo i saluti e le presentazioni, facendoci accomodare esordisce:

–     Prepariamo un caffè!?

–     Grazie, appena preso con Daniele.

–     Allora un limoncino!?

(Lo dice in maniera particolare, si capisce che ci tiene a farlo provare, sicuramente è fatto in casa. Infatti, mentre me ne sta versando “un dito traverso” come da me richiesto, la moglie, Agata Soldo, rientra dalla spesa mattutina. Nuovi convenevoli e si accomoda con noi) Chiedo:

– Sig. Prencipe, come mai questo nome di battesimo, Giona, così particolare?

(Il sig. Prencipe accenna un po’ alla storia di Giona e la balena) poi aggiunge:

– In famiglia sono ricorrenti questi nomi biblici: Giona, Davide, Daniele

– Quanti anni ha sig. Prencipe?

– Ottanta

– Che mestiere ha svolto?

– Ho fatto sempre il cameriere in diversi ristoranti cittadini, ho imparato pure il mestiere di orologiaio da un parente, e mi diverto ancora a fare qualcosa

(Sulle pareti della stanza si nota in bella vista, su appositi supporti, una bella collezione di orologi da tasca, quelli con la catena lunga, le  “cipolle”)

– Sig. Prencipe qual è il suo rapporto di parentela con Silvestro Fiore?

– Sono un nipote, mia madre era la figlia più grande di Silvestro Fiore

(A questo punto, Giona e la moglie Agata, sembrano due bottiglie di spumante appena stappate. Le notizie vengono fuori come schiuma dal collo delle bottiglie, i ricordi salgono alla mente come bollicine. Quelli di Giona  rincorrono quelli di Agata, poi si intrecciano, si sovrappongono, si fermano un attimo, a volte, per un consulto fatto di sguardi)

– Quanti figli aveva Silvestro Fiore quando è stato assassinato?

– Giona: tre

– Ne ricorda i nomi?

Agata: – si, Paola, detta Paolina, la madre di mio marito, Maddalena, e Giuseppe il più piccolo, di pochi anni

Giona: – mia madre aveva dodici anni alla morte del padre

Agata: – la seconda, Maddalena, il papà, Silvestro Fiore la chiamava “Riscattina del lavoro”

(La sig.ra Agata ha una memoria di ferro, come mi fa rilevare il nipote Daniele, ma deve anche aver avuto un buon rapporto con la suocera, Paola, morta in tarda età, perché sembra esser la depositaria di tante confidenze)

– Dove abitava la famiglia di Silvestro Fiore?

– Di fronte alla vecchia chiesa di San Giuseppe, c’era uno “slargo”, una piazza, lì, al piano terra

(Siamo su Via Manzoni, forse la piazza su cui affaccia la chiesa della Madonna delle Grazie. L’inizio del Quartiere delle Croci, abitato dai terrazzani)

– Sig. Giona, si parla di Piazza Lanza e Piazza Cavour come possibile scenario dell’omicidio, ha notizie più precise?

– Si, lui quel giorno stava passeggiando per il corso con un amico. All’altezza della salumeria “Amedeo Cotone” incontrò Carretta. Si fermarono e si misero a discutere. A un certo punto la discussione diventò animata e Carretta estrasse un lungo coltello. Mio nonno per difendersi prese il bastone dalla parte terminale, ma nel farlo roteare, il manico ricurvo s’incastrò nel ramo basso di un albero. Inoltre, la strada era sconnessa perché stavano eseguendo dei lavori, perse l’equilibrio, cadde e il Carretta gli fu sopra colpendolo con sette coltellate

Agata: – si, quello era il posto che diceva mia suocera, a fianco c’è la stradina che porta al Ginnetto

(Ginnetto sta per mercato ortofrutticolo all’aperto, attualmente omonimo parcheggio auto. La descrizione dei fatti corrisponde a quelli riportati dalle cronache dell’epoca, a parte la precisazione dei luoghi)

Giona: – si, mio nonno portava sempre il bastone, intervenne anche l’amico che era con lui, aveva un coltello molto più piccolo e ferì appena il Carretta

(Anche questo corrisponde alle cronache dell’epoca)

Giona: – loro stavano nello stesso partito, poi Carretta cambiò

– Certo, all’epoca, lasciare moglie e tre figli ancora piccoli avrà comportato dei problemi!?

Agata: – Mia suocera, Paola Fiore, andò a fare la cameriera presso una famiglia che abitava in quel palazzo vicino alla Cattedrale, quello con le terrazzine, le colonnine (Palazzo Trifiletti). Anche la sorella più piccola andò a fare la cameriera. Poi mia suocera sposò un certo Prencipe che lavorava in un bar nella stessa piazza

– Sig. Giona, suo nipote Daniele mi parlava di un quadro a colori raffigurante Silvestro Fiore

Agata: – era un quadro fatto su tavola di compensato

Giona: – si, quel quadro nell’immediato dopoguerra stava in una sezione Socialista in Piazza del Lago intestata a Silvestro Fiore. In seguito, forse perché la sezione doveva chiudere o si doveva trasferire, per paura che il quadro andasse smarrito, chiesero ai familiari se lo volevano conservare loro. Infatti, attualmente si trova a casa di mia sorella

Agata: – mia suocera diceva che fu portato dai compagni della sezione con le bandiere

– Insomma, dalle ricerche fatte risulta che Silvestro Fiore era un combattente! Più volte durante le manifestazioni venne arrestato

Agata: – si, stava sempre avanti, in prima persona

Giona: – lui andava nelle masserie a controllare come venivano trattati i lavoratori. Se i padroni gli offrivano della roba, per tenerselo buono, lui no, non rifiutava mai, la prendeva e subito andava dai lavoratori a “mettere tavola” insieme. 

Altri particolari di più stretto carattere familiare sono stati rievocati dal sig. Giona e dalla moglie: parentele, intrecci familiari, matrimoni, ecc.; ma ciò che mi interessava era cogliere almeno qualcosa dell’aspetto più umano di Silvestro Fiore, che insieme alla sua immagine fotografica completano chi è solo stato raccontato, e non è poco, come socialista-sindacalista-rivoluzionario.

Nel ringraziare e salutare i coniugi Prencipe-Soldo, che con piacere ed orgoglio hanno parlato di Silvestro Fiore, il sig. Giona mi ha voluto mostrare il suo banchetto da lavoro da orologiaio. Sopra c’erano i meccanismi di un paio di piccoli pendoli in movimento, che doveva ancora revisionare. Chissà se anche per loro, durante il racconto, il tempo si è fermato, anzi è tornato indietro com’è stato per noi. Chissà, non li avevamo a vista, in quella casa, dove da sempre ed ancora aleggia il ricordo di Silvestro Fiore. 

Grazie ancora a Daniele Prencipe, pronipote di Silvestro Fiore, il padre si chiama Silvestro, ed anche il figlio, grazie a Savino Russo che nel 1991 approntò tutto ciò che occorreva per intestare una strada cittadina a Silvestro Fiore ed è ancora impegnato in quest’impresa, grazie ad Alberto Mangano che con il suo sito “Orgoglio foggiano” ha permesso di far conoscere fra loro persone interessate allo stesso personaggio ed argomento, consentendo di mettere insieme pezzetti della stessa storia.