U fùrne d’u cìche
Il mio trisavolo Paolo Bruno (u cìche) perse un occhio durante una battuta di caccia con alcuni facoltosi foggiani dell’epoca. Uno di questi signori voleva scommettere di essere in grado di colpire un cappello indossato; gli altri compagni di caccia in un primo momento lo fecero desistere, ma questi dopo un po’ si trovò alle spalle del mio trisnonno e sparò per colpire il cappello proprio nel mentre Paolo Bruno si voltava e lo colpì ad un occhio. Il mio trisnonno poi per malattia perse anche la vista dall’unico occhio rimasto e così impiegava le sue giornate davanti al forno che prese poi la denominazione d’u fùrne d’u cìche. Queste informazioni vengono direttamente dai parenti ancora vivi di mio padre.
Nella prima foto la vendita delle pizze appena sfornate agli inizi degli anni 60: Moreo Anna (una delle tre figlie di Bruno Carmela oggi ancora viva e residente a Pisa) e mio padre Giovanni (uno dei nipoti di Bruno Carmela ancora vivo e residente a Padova).
Nella seconda foto, sempre inizi degli anni 60, la bocca del forno con i miei bisnonni Andrea Moreo (ex ferroviere), Carmela Bruno (proprietaria dell’attività) e mio padre Giovanni.
Attualmente delle tre figlie di Andrea e Carmela, discendenti d’u cìche, che hanno gestito il forno sino ai primi anni 70, ne restano solo 2, Giuseppina, residente a Foggia, e Anna, come detto prima residente a Pisa.
(Silvio Musci, discendente dei proprietari del forno)
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