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‘A curatèlle

La denominazione di questa pietanza viene sicuramente dalla parola cuore che è il componente base, insieme al fegato, polmoni, milza e trachea cartilaginosa di un agnello o un capretto. Insomma le interiora che i macellai ( chianghìre, dalla parola chianga, pietra su cui lavoravano) abilmente estraevano dall’animale

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U’ cucenìlle

Era anche la denominazione di un gioco fra i ragazzi più piccoli, quando si giocava all’imitazione di “mamma e papà”, con il papà che andava a lavorare e la mamma che restava in casa, in attesa del rientro, a cucinare. E le similitudini fra il gioco e la pietanza

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I personaggi ricordati con i soprannomi

Contributo di Arturo Pagliara: Ricordo di alcuni personaggi caratteristi foggiani meglio conosciuti con il loro soprannome, per particolari condizioni o attività lavorative che, vivevano o praticavano la zona centrale paraggi e dintorni del quadrilatero: Chiesa di Santo Stefano – San Francesco Saverio – Gesù e

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Poesie di Riccardo Guerrieri

A terra mij A terr n’dò so nat n’n t rsparmij nè sol nè mal jurnat e sapè ess felic’ d’ quill che tin te l’è rcurdà ogne matin quann t’avz e guard for’ a fnestr’ u tav’lir, u gargan e chiù là u mar

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U’ cavedìlle

Tipica pietanza di serate invernali, quando, con l’occasione di un braciere acceso o di una stufa economica a legna, veniva naturale tagliare delle belle fatte di pane casereccio, altezza un dito, un dito e mezzo, e metterle ad abbrustolire, o meglio dorare sul fuoco. Il